Convivenza Senza Frontiere: La Sfida di Andrea e Mariana (nomi fittizi) per Far Riconoscere La Propria “Formazione Sociale”. L’amore, si sa, non conosce confini, nazionalità o burocrazia. Eppure, quando Andrea, giovane milanese con il sogno di fare lo Chef, e Mariana, giovane brasiliana conosciuta per lavoro all’estero, si sono trovati a dover registrare il loro contratto di convivenza, la loro storia ha iniziato a intrecciarsi con le lunghe e spietate radici della burocrazia italiana. Quella burocrazia che, a volte, sembra creata apposta per mettere alla prova la solidità dei sentimenti e dei nervi. Una burocrazia, guidata dalla legge, la quale resta legata ad una visione atavica della società, legata alla religione, ad una visione novecentesca della famiglia.
Facciamo un semplice esempio: per sposarsi servono solo i documenti d’identità, nessun permesso di soggiorno, nessun nulla osta, nessun’altro documento, ma per le coppie di fatto, che sono equiparate dalla legge alle coppie sposate, la storia cambia; beh vivono nel peccato è normale!
Un Labirinto Legale: L’Avvio della Convivenza
Andrea e Mariana si erano conosciuti per lavoro, entrambi in America. Il loro amore era sbocciato tra i ritmi frenetici della cucina di un grande ristorante, tra serate a base di cazziatoni e stress. Dopo qualche anno, avevano deciso di compiere un passo importante: trasferirsi in Italia con la speranza di una vita meno frenetica e più a portata d’uomo. Ma l’Italia, con il suo complesso sistema legale, aveva in serbo per loro una sorpresa: una situazione paradossale e apparentemente senza uscita.
Mariana, pur avendo un visto valido per turismo, non possedeva ancora il permesso di soggiorno (è anche normale, senza un reddito elevato dal Brasile è praticamente impossibile ottenere un P. di S.)
Il matrimonio non era ancora nato come idea, si conoscevano solo da tre anni, si erano trasferiti in una nuova città, erano entrambe lontani dalle famiglie, inoltre ci credevano nel matrimonio e volevano farlo con una bella cerimonia, senza fretta, senza costrizioni. Quindi l’unica strada era dichiararsi come coppia di fatto, come partner conviventi, ma come fare senza un permesso di soggiorno? L’unica strada era stipulare un contratto di convivenza.
E qui iniziava il circolo vizioso: per registrare (non per stipulare) un contratto di convivenza in Italia, entrambi i partner devono essere iscritti all’anagrafe. Ma l’iscrizione all’anagrafe è subordinata, appunto, al possesso di un permesso di soggiorno. E quindi? Senza contratto, niente permesso. E senza permesso, niente contratto.
C’è un’altra strada?
Si. Il matrimonio, oppure te ne torni in Brasile.
“Quindi stiamo dicendo,” si lamentava Andrea con il funzionario comunale, “che dobbiamo sposarci per forza? Non è un po’… estremo?” Il funzionario alzava le spalle con un’espressione che diceva: “Io ti ho detto come fare, poi sono fatti tuoi … Il prossimo!”
“Quindi stiamo dicendo,” si lamentava Andrea con l’ispettore alla Questura ufficio immigrazione, “che dobbiamo sposarci per forza? Non è un po’… estremo?” L’ispettore alzava le spalle con un’espressione che diceva: “Io ti ho detto come fare, poi sono fatti tuoi … Il prossimo!”
Cos’è un Contratto di Convivenza in Italia? Per chi non mastica il legalese, un contratto di convivenza è un accordo sottoscritto tra due persone non sposate che condividono lo stesso tetto. Serve a regolare questioni patrimoniali e a garantire diritti fondamentali, come l’assistenza reciproca in caso di malattia o la possibilità di subentrare nel contratto di affitto. Non è, dunque, un capriccio per le coppie più moderne, ma una tutela reale per chi non desidera (o non può) sposarsi.
In teoria, sembra tutto semplice. La legge italiana prevede questo tipo di contratto per le coppie che convivono stabilmente. Ma nella pratica, per una coppia formata da un cittadino europeo ed una extraeuropea (sempre più frequente nel mondo globalizzato) l’intersezione tra diritto civile e leggi sull’immigrazione può creare un terreno scivoloso, come hanno scoperto anche Andrea e Mariana a loro spese.
Un Limbo Burocratico
Non è solo la frustrazione di non poter registrare l’unione a far venire i brividi ai due ragazzi, ma il senso di essere prigionieri in una terra di nessuno giuridica. Mariana, che ogni giorno si sveglia con l’ansia di poter restare illegalmente in un paese straniero, senza codice fiscale, quindi senza opportunità di lavorare, con l’incertezza di dover tornare in Brasile e Andrea, che si sente impotente di fronte a un sistema che sembra voler “spingere” le coppie straniere a un matrimonio quasi forzato.
E non fraintendete: Andrea e Mariana avevano pensato al matrimonio, ma come un evento felice, da celebrare con amici e parenti, non come un atto amministrativo. “Non voglio essere costretto a sposarmi solo per il permesso di soggiorno,” scherza amaramente Mariana. “Che fine ha fatto il romanticismo?”
Legge e Cuore: Come Uscire da Questo Paradosso
Ma perché questo limbo legale? In Italia, il permesso di soggiorno per motivi di famiglia è riservato ai coniugi e ai parenti stretti di cittadini italiani o di altri cittadini stranieri legalmente residenti. Per chi vuole siglare un contratto di convivenza, le cose si complicano. Senza un’adeguata documentazione legale e un’iscrizione anagrafica, non si può formalizzare nulla. Un vero e proprio “catch-22” in stile burocratico. Non bastano le prove che due persone possono fornire, e che da qualche parte un dipendente pubblico dovrebbe valutare (come dice la legge) la burocrazia italiana vuole documenti specifici, ma senza darti la possibilità di formarli.
Esistono alternative? Beh, alcune coppie optano per una residenza temporanea (3 mesi) o per percorsi che coinvolgono la protezione legale offerta da un avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione (ma non può essere fornita per tutte le nazionalità) oppure fare causa al comune per il rifiuto di riconoscere la formazione sociale, o fare causa alla questura per il rifiuto del rilascio del permesso di soggiorno. Ma tutto ciò comporta tempo, soldi, e tanta pazienza. Nel frattempo, Andrea e Mariana cercano di mantenere il buon umore, anche se le ore passate negli uffici amministrativi non fanno che testare la loro resistenza psicologica. “Penso che dovrebbero mettere un campo da yoga fuori da questi uffici,” suggerisce Andrea tra una battuta e l’altra, “per rimanere zen e non uccidere nessuno.”
L’impiegato comunale non comprese la battura, erano state troppe le minacce di morte.
L’Italia e le Coppie Internazionali: Un Futuro Più Semplificato?
Eppure, il caso di Andrea e Mariana non è unico. Sempre più coppie internazionali si trovano a navigare questo mare incerto. L’Italia ha compiuto passi avanti in termini di diritti civili (rispetto al terzo mondo), ma restano ancora zone grigie. Forse, la soluzione potrebbe essere una riforma che riconosca e faciliti meglio le unioni civili per chi proviene dall’estero (come dice la giurisprudenza, le sentenze, la legge e le direttive europee), in modo da non dover scegliere tra l’amore e la legalità. Inoltre questa riforma farebbe risparmiare milioni di euro alle casse dello stato per le spese legali. Sarebbe opportuna vista la denatalità, sarebbe corretta vista la legge e le sentenze, sarebbe morale vista la situazione.
Finché non accadrà, però, i giovani come Andrea e Mariana continueranno a lottare. Con pazienza, determinazione, e una buona dose di antiacidi.
Un Finale (In)Felice? “Allora, che faremo?” chiede Andrea a Mariana, guardandola con uno sguardo che mescola amore e preoccupazione, mentre l’impiegato comunale cerca il dirigente nella sua prima pausa pranzo (alle ore 11). Lei sorride, quel sorriso brasiliano pieno di vita, e risponde: “Non ci arrenderemo. E, nel frattempo, prenderemo in prestito un po’ di poesia: ‘Che sia l’amore tutto ciò che esiste’.” Poi aggiunge, con un sorriso di disperazione: “Ma magari troviamoci anche un buon avvocato.”
L’amore vince su tutto, si dice. Ma nel mondo di oggi, forse serve anche un po’ di strategia legale. E chi meglio di un avvocato preparato può fare la differenza?
Se vi trovate in una situazione simile a quella di Andrea e Mariana, consultare un legale esperto in diritto dell’immigrazione e civile è il primo passo per districare questo groviglio normativo. Perché l’amore merita di essere tutelato, anche di fronte alla burocrazia più ostinata e bigotta.