Avvocati: I Difensori della Democrazia o Demoni della Burocrazia?

“Cosa sono 1000 avvocati incatenati in fondo all’oceano?”

“Un buon inizio!”

Avvocati e democrazia, sono un connubbio necessario. Nel vasto e intricato palcoscenico della democrazia, pochi ruoli suscitano più emozioni contrastanti di quello degli avvocati. Se la giustizia fosse un grande dramma teatrale, gli avvocati sarebbero i protagonisti irrinunciabili, recitando con eloquenza e acume per difendere i diritti dei cittadini e l’integrità del sistema legale. Tuttavia, come ogni dramma che si rispetti, anche quello della giustizia ha i suoi momenti di caos: a volte, quegli stessi avvocati che sostengono di portare equilibrio sembrano trasformarsi nei burattinai di un teatro dell’assurdo, alimentando processi infiniti, cavilli e battaglie legali degne di un’epica odissea burocratica.

Ma perché l’opinione pubblica oscilla così spesso tra l’ammirazione per gli avvocati e l’irritazione per la loro pervasività? In fondo, l’avvocato non è solo il raffinato oratore di una fiction giudiziaria o il cinico manipolatore dei processi nei romanzi di John Grisham. L’avvocato è una figura essenziale in ogni democrazia, un baluardo di diritti, ma anche — diciamolo — un agente non sempre immune dal fascino sottile del guadagno e della visibilità (come ovvio).

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La Nobile Arte della Difesa

In una democrazia, l’importanza degli avvocati è tanto evidente quanto sottovalutata. Senza avvocati, il cittadino comune sarebbe perduto in un mare di norme incomprensibili, cavilli e scartoffie che sembrano redatte più per confondere che per chiarire, sarebbe in balia del potere e senza difese. Pensiamo al potere, grandi palazzi, risorse infinite, personale in abbondanza e chi può difendersi contro tanta organizzazione? Gli avvocati sono gli interpreti di un linguaggio arcano, i mediatori tra il diritto e la realtà, che danno voce ai diritti individuali contro gli abusi del potere, le ingiustizie sociali, e le derive autoritarie. Contro leggi scritte male, vecchie e non aggiornate. Ricordiamo che la legge muove nel momento in cui viene scritta, perché mentre la carta si sgretola e si impolvera, la società procede inarrestabile nella sua evoluzione. Pensate agli avvocati come ai traduttori simultanei della legge, sempre pronti a spiegare al cliente disperato perché il “giusto” non sempre equivale al “legale” (e a fatturare, naturalmente). Pronti a lottare perché una cosa che non è prevista dalla legge lo sia. O quando una legge è sbagliata (perché scritta, per esempio, da una politica ideologizzata che non tratta il diritto come una scienza, ma come uno strumento di marketing).

E chi, se non loro, potrebbe difendere la libertà di stampa, il diritto alla privacy, o quella preziosa tutela della presunzione di innocenza che ci separa dalla giungla? In un mondo senza avvocati, le ingiustizie scivolerebbero via come un fiume senza argini, travolgendo i più deboli e lasciando campo libero ai più forti. È grazie a loro che la giustizia, almeno idealmente, riesce a mantenere il suo equilibrio.

Quando la Virtù Diventa Viziosa

Eppure, come ci insegna la storia, ogni eroe può avere la sua caduta. L’avvocato senza scrupoli è una figura ricorrente, sia nella realtà che nella percezione collettiva. Soprattutto da quando l’azzeccagarbugli di Alighieri si è trasformato in società milionarie che macinano fatture. L’Avvocato è colui che conosce tutte le scorciatoie del sistema, che impiega la sua intelligenza più per aggirare la legge che per onorarla. Un procedimento penale può trascinarsi per decenni non solo a causa di tribunali lenti, ma anche perché certi avvocati hanno trasformato l’arte del rinvio in un’arma di difesa sofisticata e letale. Le udienze saltano, i testimoni dimenticano, le prove sbiadiscono — ed ecco che un caso apparentemente semplice si trasforma in un labirinto giuridico da cui non sembra esserci uscita. Ma è colpa degli avvocati? O del malfunzionamento della giustizia con i suoi server vecchi di decenni, con la mancanza di personale e di risorse e di tutte le carenze strutturali che lo Stato dovrebbe garantire?

Un esempio lampante…

…di questa ambiguità si trova nelle cause legate alla malasanità. Quando una vita viene distrutta da un errore medico, la presenza di avvocati capaci è vitale: solo loro possono portare in tribunale le grandi istituzioni sanitarie e ottenere giustizia per le vittime. E anche in questi contesti gli avvocati vengono demonizzati. Ma è colpa degli avvocati? O di un sistema sanitario al collasso che non garantisce ai professionisti che vi operano di lavorare al massimo delle proprie potenzialità? Strutture vecchie e fatiscenti, personale sottopagato, lauree comprate in paesi difficilmente trovabili sulle cartine geografiche, clientelismo, sottovalutazione delle problematiche, stress ecc ecc?

Ovviamente, le carenze strutturali e organiche del sistema creano un’opportunità (a discapito dei cittadini) che trasforma una tragedia umana in un’occasione di lucro, con ondate di cause (spesso) temerarie che intasano i tribunali e complicano la già delicata gestione della sanità pubblica. Ma di nuovo la colpa è degli avvocati che difendono il cittadino che ritiene di aver subito un danno? O di un sistema al collasso?

Il Fascino del Cavillo

Il problema degli avvocati senza scrupoli è il loro amore per il cavillo, quell’apparente ossessione per i dettagli procedurali che a volte si traduce in una giustizia negata. Se c’è un modo per prolungare un processo, loro lo trovano. Se c’è un punto oscuro da sfruttare, eccoli lì, armati di un codice civile che sembra più voluminoso della Divina Commedia. È facile capire perché qualcuno li veda come parassiti del sistema, ma sarebbe troppo semplicistico ridurre tutto a questo. In realtà, il problema risiede nell’equilibrio tra difesa dei diritti e abuso della legge.

Difendere la Difesa

In questo panorama complesso, non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza degli avvocati svolge il proprio lavoro con serietà, passione, e un profondo senso del dovere civico. Essere avvocato non è solo una professione, è una vocazione. È il desiderio di fare la differenza, di dare voce a chi non ne ha, di mettere il proprio talento e la propria intelligenza al servizio di una causa.

Nelle dittature i primi a venire arrestati e uccisi, assieme ai giornalisti, sono gli avvocati.

La sfida per la professione legale è chiara: mantenere alta la dignità dell’avvocatura (in un mondo con sempre meno dignità), ma al contempo vigilare sugli eccessi. E anche la società deve fare la sua parte, riconoscendo l’importanza degli avvocati per la democrazia, ma richiedendo trasparenza e integrità.

Gli avvocati sono come un bisturi: nelle mani giuste, salvano vite e fanno giustizia. Nelle mani sbagliate, possono ferire profondamente. Ma come tutti gli strumenti essenziali, la loro esistenza è vitale. Quindi sì, gli avvocati possono essere un “male necessario” in una democrazia. Ma senza di loro, la stessa democrazia sarebbe solo un ideale astratto, sospeso nell’aria come una promessa non mantenuta perché mancherebbe la persona che mette in mora il debitore.

 

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