La Complessa Realtà Legale degli Account Personali

Social Media e Identità Digitale: La Complessa Realtà Legale degli Account Personali

Nel mondo moderno, i social media non sono solo strumenti di comunicazione; sono diventati estensioni della nostra identità. Quando apriamo un account su piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter (X) o LinkedIn, non stiamo semplicemente creando un profilo: stiamo costruendo una versione digitale di noi stessi, una rappresentazione che riflette pensieri, esperienze, passioni e, in molti casi, anche la nostra carriera. Ma cosa succede quando un account diventa così importante, tanto da sembrare una parte integrante della nostra persona? E, soprattutto, se il nostro account raggiunge un seguito massiccio, possiamo cederlo o venderlo? Questo tema è centrale nell’era digitale, dove l’identità online spesso si intreccia con la vita reale, ma le regole legali dietro i social network possono rivelarsi sorprendenti nella Complessa Realtà Legale degli Account Personali

Proprietà degli Account Social: La Complessità Legale

Sebbene gli utenti possiedano i contenuti che pubblicano sui social media (come foto, video, testi),

l’account stesso non è di proprietà dell’utente!

Quando ci si iscrive a una piattaforma social, si accettano i termini di servizio che stabiliscono chiaramente che l’account è, in effetti, di proprietà della piattaforma. Le piattaforme social hanno il controllo completo sugli account creati, il che significa che possono sospenderli o eliminarli in qualsiasi momento, a loro discrezione, se ritengono che l’utente abbia violato le politiche della comunità.

Ad esempio, i termini di servizio di Meta (Facebook e Instagram) e X (ex Twitter) vietano esplicitamente il trasferimento di un account. L’utente può creare e gestire l’account, ma non ha il diritto di cederlo o venderlo a terzi. Allo stesso modo, LinkedIn stabilisce che un account è associato al singolo individuo e non può essere trasferito o venduto, nemmeno in ambito aziendale. Questo potrebbe sembrare un limite, soprattutto quando un account accumula milioni di follower o diventa una vera e propria risorsa commerciale. Ma la piattaforma resta la proprietaria dell’account, e l’utente è solo un licenziatario dei contenuti pubblicati.

Gli Account Social: Un’Estensione dell’Identità Digitale

L’idea che un account social rappresenti un’estensione di sé è diventata quasi un dato di fatto. Il profilo di Facebook di un individuo non è solo un insieme di foto e post, ma una finestra sulla sua vita, una narrazione in corso che mostra chi è e cosa gli importa. Instagram, con la sua enfasi sulle immagini, trasforma il feed in una galleria personale che racconta la storia visiva di una persona. Twitter, ora X, è la piattaforma dove le opinioni prendono forma, permettendo agli utenti di esprimere i loro pensieri in tempo reale, creando un’interazione diretta con un pubblico. LinkedIn, dal canto suo, non è solo un curriculum online, ma un strumento di branding personale dove le connessioni professionali definiscono e amplificano il valore del profilo.

In tutti questi casi, gli utenti non si limitano a utilizzare un servizio; costruiscono una parte della loro identità digitale. La costruzione dell’identità online è ormai parte integrante della vita quotidiana, sia per le interazioni personali che per le opportunità professionali. Quando un account raggiunge milioni di follower, la percezione che l’utente ha di sé stesso come creatore e custode di quella “persona digitale” diventa potente. Eppure, anche se gli utenti spesso trattano il loro account come un prolungamento della propria esistenza, dal punto di vista legale, le cose sono molto diverse.

Cedere o Vendere un Account: Un Mito Impossibile?

In un mondo in cui gli account sui social media possono diventare strumenti potentissimi per il marketing, la pubblicità e la costruzione di una carriera, l’idea di vendere o cedere un account appare allettante. Tuttavia, questa possibilità è in gran parte una illusione legale. La cessione o vendita di un account è chiaramente proibita dai termini di servizio della maggior parte delle piattaforme social. La violazione di queste regole può portare alla sospensione o chiusura dell’account, con il rischio di perdere l’accesso a milioni di follower o dati preziosi.

Questo divieto non riguarda solo la compravendita diretta degli account, ma si estende anche al trasferimento di contatti o follower. Se un utente tenta di vendere il suo account con milioni di follower a un’altra persona, la piattaforma potrebbe intervenire e bloccare l’account, considerando l’azione una violazione dei suoi termini. Questo è particolarmente vero nel caso di account influenti, dove l’autenticità della persona dietro l’account è considerata fondamentale.

Perché le Piattaforme Social Non Permettono la Vendita degli Account?

Le motivazioni legali e pratiche dietro il divieto di vendita o cessione degli account sono molteplici. In primo luogo, le piattaforme vogliono garantire il controllo sul contenuto e sulle interazioni degli utenti. Consentire la vendita degli account potrebbe portare a problematiche legate alla sicurezza, alla privacy e alla credibilità. Se un account viene ceduto, chi ne acquisisce la proprietà potrebbe non rispettare gli stessi standard di comportamento o contenuti, compromettendo l’affidabilità della piattaforma.

Inoltre, consentire la vendita di account creerebbe un mercato parallelo, dove account con grandi numeri di follower potrebbero essere scambiati come beni commerciali, eludendo le politiche di monetizzazione delle piattaforme stesse. Le piattaforme preferiscono mantenere un ecosistema chiuso, dove la monetizzazione e la gestione degli account avvengono in modo conforme alle proprie politiche, come nel caso delle sponsorizzazioni o della pubblicità interna.

Eccezioni e contesti particolari

Ci sono alcuni contesti particolari in cui un account potrebbe essere trasferito, ma non come parte di una compravendita diretta:

Acquisto di account aziendali: In alcuni casi, le aziende potrebbero negoziare con la piattaforma per trasferire un account aziendale o commerciale da un proprietario a un altro. Tuttavia, anche in questi casi, non si tratta di una vendita tradizionale, ma piuttosto di una modifica delle informazioni del profilo, spesso con la supervisione della piattaforma.

Trasferimento di account a fini legali: In alcuni casi legali, come nei fallimenti o in seguito a cause legali, l’account potrebbe essere trasferito a un’altra parte, ma questo non è una vendita e avviene solo sotto la supervisione di avvocati o autorità competenti.

La Monetizzazione degli Account: Guadagnare Senza Vendere

Nonostante il divieto di vendita, esistono numerosi modi per monetizzare un account con un grande seguito. Le piattaforme social offrono opzioni di monetizzazione diretta, come la pubblicità sui contenuti, le sponsorizzazioni e la possibilità di entrare in partnership con i marchi. Molti influencer e creator guadagnano tramite accordi commerciali con aziende, vendendo i propri prodotti o promuovendo quelli di altri.

Anche se non si può vendere l’account stesso, è possibile monetizzare i contenuti attraverso la partecipazione a programmi di affiliazione, la vendita di prodotti o servizi, o tramite piattaforme come YouTube, che offre la possibilità di guadagnare tramite la pubblicità sui video.

Quando le Piattaforme Acquistano il Contenuto

Esistono anche casi in cui una piattaforma social o un’impresa potrebbe acquisire i diritti sui contenuti pubblicati da un account, specialmente quando questi hanno un valore commerciale significativo. Tuttavia, questa acquisizione non riguarda l’account in sé, ma piuttosto i contenuti pubblicati (ad esempio, immagini, video, storie). In questi casi, l’utente potrebbe essere pagato per cedere i diritti di utilizzo del materiale, ma non per la vendita dell’account.

La Complessa Realtà Legale degli Account Personali

La relazione tra identità online e proprietà dell’account è complessa e contraddittoria. Gli utenti costruiscono una parte della loro persona sui social network, ma legalmente, l’account stesso appartiene alla piattaforma che lo ospita. Le piattaforme social non solo controllano l’accesso agli account, ma anche come questi vengono utilizzati e monetizzati. La vendita o cessione di un account è proibita, e qualsiasi tentativo di farlo può comportare la sospensione o la rimozione dell’account.

Se da un lato l’identità digitale diventa sempre più centrale nelle nostre vite, dall’altro le piattaforme si riservano il controllo su chi può guadagnare e come, mantenendo il loro potere legale sugli account. Un tema da tenere presente in un’era in cui l’identità online è ormai tanto importante quanto quella reale.

La percezione di un account come estensione di sé stessi può sembrare corretta dal punto di vista emotivo o psicologico, perché gli utenti spesso investono molto della loro identità online. Tuttavia, dal punto di La Complessa Realtà Legale degli Account Personali impone di ricordare che l’account appartiene alla piattaforma (una multinazionale immateriale), che ha il potere di modificarlo, sospenderlo o rimuoverlo in base ai suoi termini di servizio (ma non solo) ha anche il potere di utilizzare i tuoi dati per esempio.

Gli utenti devono quindi essere consapevoli che mentre possono trattare i loro account come una parte della loro vita digitale, legalmente non sono i proprietari assoluti, e le piattaforme mantengono il controllo sugli aspetti tecnici, amministrativi e talvolta economici dell’account.

L’Identità Digitale come Estensione dell’Io

La psicologia sociale suggerisce che il concetto di identità sociale e identità personale si estendano oltre il corpo fisico, includendo anche la dimensione digitale. Quando le persone utilizzano i social media, tendono a identificarsi profondamente con il proprio profilo. Questo può trasformarsi in una vera e propria estensione dell’identità, al punto che l’account diventa parte di come una persona si vede e si presenta al mondo. Lo psicologo Sherry Turkle, in “Alone Together”, esplora come la tecnologia, in particolare i social media, abbia

modificato il modo in cui le persone percepiscono se stesse.

La piattaforma diventa il luogo in cui si definiscono, si esprimono, e attraverso il quale ottengono approvazione sociale. La perdita o la sospensione di un account può quindi essere vissuta come una minaccia alla propria identità. E tutto questo accade con qualcosa che non si appartiene.

La Dipendenza da Valutazioni Esterne

Molti utenti dei social media, soprattutto quelli che costruiscono una carriera o una reputazione online (ad esempio, influencer, artisti, o professionisti), dipendono fortemente dai feedback esterni, come like, commenti, condivisioni e numero di follower. Questi feedback influiscono direttamente sul loro senso di autostima. Questo fenomeno è conosciuto come la

dipendenza da feedback esterni

e può portare a un ciclo pericoloso di continua ricerca di approvazione, che alimenta la pressione sociale e l’ansia da prestazione.

In psicologia, ciò viene talvolta paragonato a una dipendenza da riconoscimento sociale, che può minare la propria percezione di valore e autonomia. L’esperienza di perdere il controllo su un account o di vederlo rimosso può essere devastante, non solo sotto il profilo economico per chi ci lavora, ma anche di emozioni come ansia, frustrazione e, nei casi più gravi, depressione. Il legame tra l’utente e il suo account crea una simbiosi digitale che può essere pericolosa se la piattaforma decide di esercitare il suo potere su di essa (ad esempio, sospendendo o rimuovendo l’account).

La “Fuga” dalla Realtà e l’Illusione di Possesso

Molti utenti credono di possedere l’account, nonostante legalmente non sia così. Questo crea una illusione di controllo, che può dare agli utenti una falsa sensazione di autonomia. Psicologicamente, ciò alimenta un meccanismo di investimento emotivo molto forte, dove l’utente dedica tempo, energie e risorse per costruire e curare il proprio profilo. Quando una piattaforma decide di cambiare le regole, sospendere l’account o addirittura rimuoverlo, questo può avere effetti devastanti sulla psicologia dell’utente. È un po’ come se venisse portato via un pezzo del proprio sé: un’identità costruita e perfezionata attraverso anni di interazioni.

Dal punto di vista cognitivo, gli utenti tendono a percepire gli account social come proprietà personale, una parte della loro esistenza che hanno costruito nel tempo. Tuttavia, la realtà legale è che gli account social non sono proprietà degli utenti, ma della piattaforma. Questa discrepanza tra la percezione di proprietà e la realtà legale può generare un conflitto cognitivo.

La Complessa Realtà Legale degli Account Personali dovrebbe portare ad una riflessione sull’illusione di possesso di una risorsa digitale che in realtà non è di proprietà dell’utente. Questo rappresenta una delle sfide principali della nostra era digitale, con impatti diretti sulla psicologia dell’utente e sul suo senso di identità. Il controllo che le piattaforme esercitano su queste risorse solleva interrogativi cruciali sul potere delle aziende e sulla sicurezza emotiva degli utenti nel contesto di un mondo sempre più interconnesso e dipendente dal digitale. Sopratutto quando sempre più spesso queste piattaforme hanno un peso considerevole nella politica degli stati.

 

Leggi anche:

Contratti, obblighi e responsabilità on line