Negli ultimi anni, il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e delle unioni civili in Italia ha subito significative evoluzioni, culminate in importanti pronunce giurisprudenziali e interventi legislativi volti a garantire diritti e tutele ai conviventi non sposati.
Definizione e Riconoscimento delle Coppie di Fatto
La legge n. 76 del 2016, nota come “Legge Cirinnà”, ha introdotto nel sistema giuridico italiano il riconoscimento delle convivenze di fatto, definendole come l’unione tra due persone maggiorenni, sia dello stesso sesso che di sesso diverso, legate da legami affettivi stabili e coabitanti. Tale normativa ha attribuito ai conviventi una serie di diritti e doveri, pur distinguendoli dalle unioni civili e dal matrimonio.
Coppie di fatto, unioni civili e contratti di convivenza: quali differenze?
La normativa italiana distingue nettamente tra coppie di fatto, unioni civili e contratti di convivenza, prevedendo per ciascuna di queste realtà diritti e obblighi differenti. La confusione tra questi istituti nasce dal fatto che tutti riguardano forme di convivenza non legate al matrimonio, ma con caratteristiche e conseguenze giuridiche molto diverse.
Coppie di fatto: un riconoscimento senza formalizzazione
Le coppie di fatto sono definite dall’art. 1, commi 36-37, della Legge n. 76/2016 (Legge Cirinnà) come due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, stabilmente conviventi e legate da un legame affettivo di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, ma senza essere sposate o unite civilmente.
Diritti riconosciuti alle coppie di fatto
- Assistenza sanitaria e carceraria: diritto di visita, accesso alle informazioni e possibilità di prendere decisioni in caso di incapacità di uno dei conviventi.
- Subentro nel contratto di locazione: se il convivente titolare del contratto muore, l’altro può continuare a vivere nella stessa casa.
- Partecipazione agli utili nell’impresa familiare: se un convivente lavora stabilmente nell’impresa dell’altro, ha diritto a una quota dei guadagni.
- Risarcimento del danno per morte del convivente: il superstite può chiedere il risarcimento per il danno derivante dalla perdita del compagno/a in caso di omicidio o incidente.
➡ Limiti delle coppie di fatto: non esiste un obbligo reciproco di mantenimentodopo la fine della relazione, né diritti successori automatici, anche se la giurisprudenza sta cambiando drasticamente questa impostazione iniziale.
Unioni civili: un istituto più simile al matrimonio
Le unioni civili sono una forma giuridica più strutturata e con più diritti rispetto alla convivenza di fatto. La Legge Cirinnà (art. 1, commi 1-35) disciplina le unioni civili tra persone dello stesso sesso, creando un istituto che, pur differenziandosi dal matrimonio, garantisce un’ampia tutela ai partner.
Caratteristiche delle unioni civili
- Registrazione presso l’ufficiale di stato civile con atto pubblico.
- Obbligo reciproco di assistenza morale e materiale e di coabitazione.
- Diritto di successione: il partner superstite ha gli stessi diritti successori di un coniuge.
- Obbligo di mantenimento: in caso di scioglimento dell’unione, è previsto l’assegno di mantenimento se uno dei due è economicamente più debole.
➡ Principale differenza dal matrimonio: nelle unioni civili non è previsto l’obbligo di fedeltà, che invece è un dovere coniugale nel matrimonio (art. 143 c.c.).
Il contratto di convivenza: tutela personalizzata per le coppie di fatto
Le coppie di fatto possono decidere di formalizzare alcuni aspetti della loro relazione stipulando un contratto di convivenza. Questo strumento è previsto dall’art. 1, commi 50-51, della Legge n. 76/2016 e permette ai conviventi di disciplinare i propri rapporti patrimoniali in modo personalizzato.
Come si stipula un contratto di convivenza?
- Deve essere redatto in forma scritta e autenticato da un notaio o da un avvocato, che lo trasmetterà all’ufficiale dello stato civile per la registrazione.
- Può contenere accordi relativi a divisione delle spese, contribuzione economica, assegnazione della casa comune, regime patrimoniale e persino modalità di mantenimento in caso di separazione.
- Può essere modificato o sciolto in qualsiasi momento, anche unilateralmente.
Cosa non può fare un contratto di convivenza?
- Non può prevedere diritti successori automatici (serve un testamento).
- Non può stabilire obblighi di mantenimento indefiniti dopo la separazione (al massimo un’indennità temporanea).
- Non può contenere clausole contrarie all’ordine pubblico, come un impegno a sposarsi in futuro.
➡ Vantaggi: il contratto di convivenza è utile per regolare gli aspetti patrimoniali e prevenire controversie in caso di separazione, senza dover ricorrere alla legge in modo generico.
Diritti e Doveri dei Conviventi
I conviventi di fatto godono di specifici diritti, tra cui:
- Assistenza in caso di malattia o ricovero: Il convivente ha diritto di visita e di assistenza in ambito ospedaliero, nonché di accesso alle informazioni personali, come previsto dalla normativa vigente.
- Successione nel contratto di locazione: In caso di decesso del conduttore, il convivente ha diritto a subentrare nel contratto di locazione dell’abitazione comune.
- Diritti nell’ambito dell’impresa familiare: Una significativa evoluzione è avvenuta con la sentenza n. 148 del 2024 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 230-bis del Codice Civile nella parte in cui non includeva il convivente di fatto tra i partecipanti all’impresa familiare. Questo riconoscimento estende al convivente diritti quali la partecipazione agli utili e agli incrementi dell’azienda familiare.
Obbligo di Mantenimento tra Conviventi
Una delle questioni più dibattute riguarda l’eventuale obbligo di mantenimento tra conviventi in caso di cessazione della convivenza. A differenza del matrimonio, la legge italiana non prevede un obbligo automatico di mantenimento per l’ex convivente dopo la fine della relazione. Tuttavia, la giurisprudenza ha riconosciuto in alcune circostanze la possibilità di un sostegno economico post-separazione.
Ad esempio, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32198 del 2021, ha stabilito che l’instaurazione da parte dell’ex coniuge di una stabile convivenza di fatto non comporta automaticamente la perdita del diritto all’assegno divorzile. Tale diritto può essere mantenuto in funzione compensativa, tenendo conto del contributo dato dall’ex coniuge alla vita familiare e alla formazione del patrimonio comune.
Inoltre, la Corte d’Appello di Trieste, con la sentenza n. 270 del 2024, ha affermato che, in caso di scioglimento dell’unione civile, per la quantificazione dell’assegno di mantenimento deve essere considerata anche la convivenza di fatto anteriore alla formalizzazione del vincolo. Questo orientamento riconosce l’importanza del periodo di convivenza precedente all’unione civile nella determinazione delle condizioni economiche post-separazione.
Sentenze Rilevanti sul Mantenimento del Partner
La giurisprudenza italiana ha affrontato diverse questioni relative al mantenimento tra conviventi. Una sentenza significativa è la n. 1277 del 2014 della Corte di Cassazione, che ha stabilito che la convivenza more uxorio genera obbligazioni naturali, vietando la ripetizione di attribuzioni patrimoniali tra conviventi. Ciò significa che le prestazioni economiche effettuate durante la convivenza non possono essere richieste indietro in caso di cessazione della stessa.
Un’altra pronuncia di rilievo è la sentenza n. 7 del 2014 della Cassazione Civile, che ha riconosciuto il diritto del convivente di continuare a risiedere nella casa comune anche in caso di ricovero del partner proprietario dell’immobile, evidenziando la tutela della convivenza more uxorio e dei diritti abitativi del convivente non proprietario.
Nel 2025, il quadro giuridico italiano riconosce alle coppie di fatto una serie di diritti e tutele, frutto di un’evoluzione normativa e giurisprudenziale significativa. Tuttavia, permangono differenze rispetto alle coppie sposate, soprattutto in materia di obblighi di mantenimento post-separazione. È fondamentale che i conviventi siano consapevoli dei propri diritti e doveri e considerino la possibilità di formalizzare la loro unione attraverso strumenti giuridici come i contratti di convivenza, al fine di tutelare al meglio i propri interessi in caso di cessazione della relazione.
La continua evoluzione giurisprudenziale suggerisce l’importanza di un costante aggiornamento sulle normative vigenti e sulle interpretazioni offerte dai tribunali, per garantire una piena tutela dei diritti dei conviventi nel mutato contesto sociale e giuridico.
Convivente di fatto e Impresa familiare
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