Il Codice Deontologico degli Avvocati

Un Cliente, un Avvocato e il Portafoglio Smarrito

Il signor Rossi entrò nello studio dell’avvocato con la speranza di ottenere giustizia:  «Avvocato, ho bisogno di aiuto!» disse. L’avvocato lo fissò e annuì con un sorriso professionale. «Certo! Ma prima bisogna saldare la consulenza iniziale.»

Il signor Rossi, già in ansia, pagò e iniziò a spiegare il suo problema.

«Capisco…», mormorò l’avvocato, «ma prima di procedere serve un acconto per lo studio della pratica.»

Rossi sborsò di nuovo.

«Ora, come dicevo, il mio vicino ha costruito un muro…»

«Bene, bene… ma dovremmo inviare una diffida. Saranno 500 euro.»

Rossi deglutì e pagò.

Dopo una settimana, tornò per aggiornamenti. L’avvocato lo accolse con una stretta di mano energica. «Ah, signor Rossi! Devo dirle che il suo caso è complesso. Forse servirà una causa. Per la redazione dell’atto, direi… 2.000 euro.»

Il signor Rossi, con il portafoglio sempre più sottile e la pazienza sempre più scarsa, iniziò a chiedersi se fosse meglio convivere col muro abusivo.

Alla fine, esausto, chiese: «Avvocato, ma almeno vinceremo?»

«Dipende! Se vuole una previsione realistica, posso farle una consulenza… 300 euro.»

E così, il signor Rossi uscì, con meno soldi, più dubbi e un nuovo nemico: il suo avvocato.

 Il Codice Deontologico degli Avvocati: Tra Santi, Peccati e Parcelle

Nel vasto e intricato mondo dell’avvocatura, esiste un documento sacro, non inciso su tavole di pietra, ma su carta intestata: il Codice Deontologico Forense. Questo testo, che dovrebbe guidare ogni legale sulla retta via, sembra talvolta essere più citato che praticato.

L’Obbligo Informativo: Il Miraggio del Preventivo

L’articolo 13 del suddetto codice impone all’avvocato di informare il cliente sulla complessità dell’incarico, sulla prevedibile durata e sugli oneri ipotizzabili, distinguendo tra oneri, spese e compenso professionale. Inoltre, la legge 4 agosto 2017, n. 124, ha reso obbligatoria la comunicazione scritta dei costi prevedibili dell’incarico.

Tuttavia, nella pratica, il preventivo scritto sembra essere diventato una leggenda metropolitana, al pari del coccodrillo nelle fogne di New York. Alcuni avvocati preferiscono mantenere il cliente in una suspense degna di un thriller legale, dove il colpo di scena finale è rappresentato dalla parcella.

La Comunicazione con il Cliente: Il Silenzio degli Innocenti

L’articolo 27 del Codice Deontologico Forense stabilisce che l’avvocato deve rendere al cliente un’informazione corretta e veritiera, mantenendolo aggiornato sull’andamento del mandato.

Eppure, alcuni legali sembrano adottare la filosofia del “meno sai, meglio è”, trasformando la comunicazione con il cliente in un gioco di nascondino, dove il cliente cerca disperatamente l’avvocato, che però è sempre “in riunione”. Il problema è la noia, le scocciature, la pressione del cliente che non comprende, non concepisce, non trova giusta la tempistica della giustizia. Una tempistica lenta, flemmatica, burocratica, ma derivante da secoli di storia che nemmeno la peggior riforma riesce a scalfire (per fortuna). Ebbene, ogni avvocato sa quanto può essere fastidioso ed irritante un cliente, ma è il prezzo del nostro lavoro e anche il peggior cliente quando viene informato a dovere e coglie nel proprio avvocato dell’empatia e la sicurezza riesce a tranquillizzarsi. Proprio l’informazione e la trasparenza sono le armi che un buon avvocato ha a disposizione per tenere a bada il cliente.

Gli Insegnamenti di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: Il Santo Patrono degli Avvocati (Pentiti)

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, prima di diventare santo, fu un brillante avvocato. Dopo aver perso una causa ingiustamente, decise di abbandonare la professione legale per dedicarsi alla vita religiosa. Nei suoi scritti, sottolineava l’importanza dell’onestà e della giustizia, ammonendo coloro che accettavano cause ingiuste o ingannavano i clienti. Se fosse vivo oggi, probabilmente avrebbe una rubrica fissa su “Etica e Avvocatura” e sarebbe l’incubo dei legali senza scrupoli.

Bisognerebbe sempre ricordare i 12 “consigli” che diede Sant’Alfonso

  1. Non difendere mai cause ingiuste.
  2. Non accettare casi che sai essere persi solo per lucro.
  3. Assistere il cliente con onestà e rettitudine.
  4. Evitare le menzogne e le ambiguità nella difesa.
  5. Non allungare i processi per ottenere maggior guadagno.
  6. Considerare sempre la giustizia più del proprio interesse economico.
  7. Essere trasparente sui costi e non approfittarsi della fiducia del cliente.
  8. Studiare diligentemente le cause per offrire la miglior difesa possibile.
  9. Trattare con rispetto il cliente, indipendentemente dal suo status sociale.
  10. Non approfittare dell’ignoranza del cliente in materia giuridica.
  11. Ricordarsi che l’avvocato è prima di tutto un servitore della giustizia.
  12. Rifiutare qualsiasi forma di corruzione o di pratica scorretta.

Ricordare che, alla fine, si risponde non solo alle leggi degli uomini, ma anche a quelle di Dio.

Sant’Ivo di Bretagna: L’Avvocato dei Poveri

D’altro canto, Sant’Ivo di Bretagna è noto come il patrono ufficiale degli avvocati. Egli dedicò la sua vita alla difesa dei poveri e degli oppressi, incarnando l’ideale dell’avvocato al servizio della giustizia. Oggi, la sua figura potrebbe essere utilizzata come testimonial per campagne pubblicitarie sul legal aid, ricordando ai legali l’importanza della responsabilità sociale.

Lo Stile dell’Avvocato: Tra Eleganza e Responsabilità Civica

L’avvocato è un professionista nato con la camicia. Se non nato almeno avrebbe dovuto imparare con la laurea ad indossarla… E non parliamo solo di quella inamidata che spunta dalla toga. La sua è una professione costituzionalmente orientata: non è solo un mestiere, è un dovere civico e morale. Il legale, infatti, non può limitarsi a esercitare la professione come se fosse un mero imprenditore del diritto, ma deve incarnare i principi di correttezza e giustizia.

Eppure, sebbene il decoro e la compostezza siano principi cardine della professione, qualche avvocato sembra averli interpretati alla lettera: elegantissimi nelle apparenze, ma assai meno rigorosi nella deontologia. Il codice parla chiaro:

la funzione dell’avvocato è essenziale per l’amministrazione della giustizia e la tutela dei diritti.

Quindi, sì, magari non è necessario che abbiano sangue blu, ma un certo contegno ed eleganza, almeno professionale, sarebbe auspicabile.

Tra Ideale e Realtà

Il Codice Deontologico Forense rappresenta la bussola morale che dovrebbe guidare ogni avvocato. Tuttavia, come dimostrano le esperienze di clienti insoddisfatti, esiste spesso una discrepanza tra teoria e pratica. Forse, riscoprire gli insegnamenti di santi come Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e Sant’Ivo di Bretagna potrebbe aiutare la categoria a ritrovare quella rettitudine e quell’etica professionale che dovrebbero essere alla base dell’esercizio della professione legale.

Questo articolo è stato ispirato da una recente conversazione con un cliente che ha condiviso la sua frustrazione riguardo a pratiche legali discutibili, tra cui la mancanza di preventivi, scarsa comunicazione e consigli errati ai limiti dell’immaginabile. La domanda che sorge spontanea a sentire certe storie è: “Ma sei sicuro che erano degli avvocati?”. Situazioni come queste evidenziano l’importanza di aderire ai principi del Codice Deontologico Forense per garantire fiducia e integrità nella professione legale.

Avv. Leandro Grasso

Il Giusto e l’Ingiusto: Una Questione di Prospettive Giuridiche