La Sentenza della Cassazione n. 6919 del 2016

Affido Condiviso e Diritto alla Bigenitorialità: La Sentenza della Cassazione n. 6919 del 2016

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6919 del lontano 2016, affrontò una delicata questione di diritto di famiglia riguardante l’affidamento e il mantenimento di una figlia minorenne, in un complicato e conflittuale caso di separazione.

Il caso si è sviluppato a partire dal 2006, con diverse sentenze e decreti emanati dai tribunali, e ha visto l’intervento della Cassazione per ridefinire i confini della tutela della bigenitorialità, ovvero del diritto del minore a mantenere rapporti equilibrati con entrambi i genitori.

Contesto della Vicenda

Il procedimento ebbe inizio con la separazione dei genitori della minore, quando la madre lasciò la residenza comune portando con sé la figlia. Successivamente, il Tribunale per i Minorenni dispose come di consueto l’affido condiviso della figlia, ma con il collocamento presso la madre, incaricando i Servizi Sociali di monitorare la situazione. Negli anni seguenti, il padre ha più volte richiesto al tribunale interventi per facilitare un rapporto con la figlia, lamentando un atteggiamento ostile della madre che, a suo dire, aveva ostacolato il legame tra padre e figlia e causato una “sindrome di alienazione genitoriale” (PAS).

Una Sindrome Conosciuta nel Dibattito, ma Sconosciuta Alla Legge

Nel 2013, la Corte d’Appello confermò l’affido condiviso e il collocamento presso la madre, stabilendo per il padre un contributo al mantenimento di 800 euro mensili, oltre alla copertura del 50% delle spese straordinarie. Tuttavia, il padre impugnò la decisione in Cassazione, contestando la mancata considerazione di elementi di alienazione parentale da parte della madre, che avrebbero ostacolato il diritto della figlia a una relazione equilibrata con entrambi i genitori.

La Decisione

La Cassazione, nella sua valutazione, ritenne parzialmente fondati i motivi del ricorso del padre. Affermò che il diritto alla bigenitorialità, che si traduce nella possibilità per il minore di mantenere un legame stabile con entrambi i genitori, è un principio fondamentale del nostro ordinamento, anche alla luce della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La Corte rilevò che il giudice di merito, nel confermare il collocamento della minore presso la madre, non aveva approfondito adeguatamente le cause del rifiuto della figlia nei confronti del padre. Secondo la Cassazione, una simile carenza motivazionale può tradursi in una violazione del diritto alla vita familiare, tutelato dall’articolo 8 della CEDU, se non vengono esaminate tutte le possibili ragioni di un allontanamento morale o materiale del figlio da uno dei genitori.

Allontanamento che è estremamente comune nella maggioranza delle separazioni conflittuali.

L’Obbligo di Approfondire le Cause di Rifiuto

Uno degli aspetti centrali della Sentenza della Cassazione n. 6919 del 2016 è l’indicazione che il giudice di merito deve svolgere indagini accurate e concrete sulle ragioni per cui un minore può manifestare avversione o allontanamento verso un genitore. La Cassazione ha ritenuto che la decisione di escludere temporaneamente il padre dalla vita della figlia fosse il risultato di una “acritica adesione” alle conclusioni del consulente tecnico d’ufficio (CTU), che non ha indagato a fondo le motivazioni di questo rifiuto.

I giudici della Cassazione specificarono che l’assenza di un’indagine approfondita sulle dinamiche familiari e sulla possibile influenza della madre poteva danneggiare lo sviluppo equilibrato della minore. Specificando che in questi contesti fosse sempre necessaria un’indagine che tenga conto delle potenziali interferenze di un genitore nella relazione tra il minore e l’altro genitore.

La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS) e il Ruolo del Giudice

Un ulteriore punto della sentenza riguarda la sindrome di alienazione parentale (PAS). La Cassazione in quella vicenda non prese una posizione sulla validità scientifica della PAS, ma ribadì che il giudice deve valutare qualsiasi comportamento che possa influenzare negativamente il rapporto del minore con uno dei genitori. Anche se la PAS è una teoria controversa, la Corte ha chiarito che il giudice è tenuto a verificare l’esistenza concreta di atti di allontanamento morale e materiale del figlio dal genitore, indipendentemente dal riconoscimento ufficiale della sindrome stessa.

Il Principio di Bigenitorialità

La Sentenza della Cassazione n. 6919 del 2016 si conclude con un importante principio: nell’affidamento di figli minori, il giudice deve garantire la bigenitorialità. Questo significa assicurare una presenza comune dei genitori nella vita del minore, per mantenere legami affettivi stabili e favorire uno sviluppo sano. Perciò, qualsiasi limitazione dei diritti di visita di un genitore deve essere ben motivata e giustificata da circostanze concrete e verificabili.

Il diritto alla Bigenitorialità oggi è ampiamente riconosciuto, ma l’alienazione parentale è ancora molto lontana dall’essere riconosciuta e tutelata. Questo perché è estremamente difficile da dimostrare e le risorse dei Tribunali e dei Servizi Sociali sono sempre meno con un carico di lavoro sempre maggiore.

In quel caso, la Cassazione ha evidenziato l’importanza di un’indagine approfondita e motivata nelle situazioni di conflitto tra genitori, per evitare che il minore subisca danni psicologici o venga manipolato emotivamente. La sentenza richiama l’obbligo dei tribunali di tutelare il diritto del minore a una crescita equilibrata, proteggendo la relazione con entrambi i genitori, sopratutto di fronte a situazioni di separazione conflittuale.

E nella pratica?