Diritto 

Cos’è il diritto? Una domanda semplice che contiene mondi interi.

Una parola che attraversa l’essere umano come un filo invisibile, tracciando confini, speranze, sussurri di libertà e grida di giustizia.

Eppure, come un enigma, il diritto è insieme potente e indefinito, concreto e sfuggente. Oggi esploriamo questa parola, tentiamo di capirla: cos’è, dove vive, e, soprattutto, se ci appartiene davvero.

Un Nome Antico, Mille Volti

La parola diritto nasce come un termine chiaro e geometrico, un’idea che indica ciò che è retto, cioè conforme a una linea, all’equilibrio tra le parti. Nell’antica Roma, il ius era l’arte del giusto, del retto, dell’equilibrio. Non era solo una parola: era uno sguardo verso il mondo, il tentativo di tracciarlo in modo tale che la convivenza tra gli esseri umani fosse possibile. Ecco allora che la parola assume un valore quasi magico: non descrive solo ciò che è, ma diventa la traccia di ciò che dovrebbe essere.

Ma già qui si svela la complessità di questa parola. Il diritto è una linea retta, sì, ma è anche un ideale che non sempre coincide con la realtà. Per gli antichi romani, e per molte civiltà antiche, era già un po’ questo: la sintesi tra ciò che aspiriamo a essere e ciò che siamo.

Possiamo Toccarlo?

Un diritto, si potrebbe dire, è una garanzia. Ma che forma ha? È tangibile come un pezzo di terra, o invisibile come un’idea? È come la libertà, la cui presenza si sente più nella sua assenza? Una domanda che vale per molte parole che hanno il peso della storia: diritto, libertà, giustizia.

Possiamo immaginarlo come una serie di scudi invisibili che ci circondano e ci proteggono: il diritto alla vita, alla parola, al rispetto. Ma questi scudi, chi li tiene in piedi? È la società, il singolo, o addirittura qualcosa che supera entrambi? Esiste solo perché qualcuno, o qualcosa, lo sostiene, oppure c’è a prescindere? Spesso, in tempi difficili, è come se questi scudi si indebolissero e solo chi ha la forza (economica, sociale, fisica) può riconquistarli. Eppure il diritto sembra esistere proprio come qualcosa di intrinseco alla nostra essenza, anche quando è in pericolo.

E allora ritorniamo alla domanda: è qualcosa che abbiamo per il solo fatto di esistere, oppure dobbiamo lottare per ottenerlo?

Possesso o Conquista?

Il diritto è un mistero. Spesso lo si immagina come un dono naturale: alla nascita, ogni bambino riceve il diritto alla vita, alla dignità, alla protezione. Eppure la storia è fatta di lotte, di battaglie per ottenere ciò che, secondo la logica umana, dovremmo già possedere. Il diritto è una terra promessa, una montagna da scalare; per chi è nato in condizioni sfavorevoli, diventa una conquista, un viaggio.

Pensiamo al diritto all’aborto, decenni di lotta per vederlo oggi rinnegato nuovamente. E allora cos’era un diritto o un privilegio? una concessione o una garanzia?

È una tensione intrinseca: se i diritti fossero innati e inattaccabili, non si assisterebbe a una continua battaglia per preservarli e riaffermarli. Perché la storia dei diritti è così segnata dalle violazioni? Forse perché è un concetto tanto potente quanto fragile: ha bisogno di cura, di responsabilità e di attenzione. Forse, perché anche quando ne parliamo come di un’entità astratta, per diventare reale, ha bisogno della volontà e dell’azione umana. Della costante attenzione di chi sa di avere qualcosa di prezioso e quindi ne tiene cura, lo preserva, lo tutela, lo accudisce.

Diritto: Collettivo o Individuale?

Un’altra domanda si insinua: i diritti sono di ciascuno di noi, o sono una struttura che possiamo costruire solo insieme? C’è chi pensa che i diritti siano individuali, che nascano con l’essere umano. L’individualità, la parola del nostro secolo. C’è chi, al contrario, pensa che i diritti siano una costruzione sociale, che esistano solo perché noi, insieme, abbiamo deciso di definirli.

In questo senso, è sia un progetto collettivo che una conquista individuale. Perché ciascuno, con la sua esistenza, con la sua vita, contribuisce a definire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Eppure senza un riconoscimento collettivo, quei diritti individuali rimangono idee, ombre che non toccano la realtà. È come un linguaggio che vive solo se condiviso: il diritto è qualcosa che creiamo e allo stesso tempo qualcosa di cui ci appropriamo.

Concretezza e Invisibilità

In ultima analisi, è una parola straordinaria proprio perché vive nel paradosso. È concreto, perché lo vediamo nei tribunali, nei trattati, nelle leggi. Ma è anche invisibile, perché i suoi effetti si vedono solo quando viene violato, come se esistesse davvero solo nella sua assenza.

Potremmo dire che il diritto è una sorta di architettura invisibile che sorregge l’essere umano. Viviamo in questa casa invisibile, spesso senza vederla, ma la sua stabilità o la sua fragilità determina la nostra esistenza quotidiana. Ogni persona, ogni giorno, si muove tra i confini di questi diritti, a volte senza rendersene conto, come un viaggiatore che attraversa paesi, frontiere invisibili di dignità e rispetto.

Il Conflitto Tra Diritto Positivo e Naturale

Il diritto vive in una tensione costante tra l’universo delle norme stabilite e la voce di un’etica innata, quasi universale, che chiamiamo diritto naturale. Da una parte c’è il diritto positivo, formulato dalle istituzioni e scritto nei codici, che incarna l’ordine sociale e il potere politico. Dall’altra, c’è il diritto naturale, una dimensione invisibile e universale, che suggerisce l’esistenza di diritti intrinseci alla dignità umana e indipendenti da qualunque legislazione. Questo conflitto ha attraversato secoli di pensiero giuridico e filosofico: basti pensare a come i principi di libertà e uguaglianza, riconosciuti come naturali da filosofi come John Locke o Rousseau, siano stati per lungo tempo ignorati dal diritto positivo di molte società, giustificando iniquità come la schiavitù o la segregazione. Ogni volta che il diritto positivo si allontana troppo da questi ideali di giustizia, nascono movimenti di riforma che, in un certo senso, invocano il diritto naturale come forza correttiva. Questo ci ricorda che il diritto, lungi dall’essere un’entità statica, è piuttosto un’arte in divenire, sospesa tra le leggi stabilite e un’idea di giustizia che risiede nel profondo dell’animo umano.

 Sogno e Realtà

Alla fine, cos’è il diritto? È un sogno, una promessa, ma anche una realtà da costruire. È un viaggio che l’umanità intraprende, e che ciascuno di noi compie, ogni giorno. Un diritto è qualcosa di più di una concessione, è la testimonianza di un patto di rispetto che ci lega come esseri umani.

Forse non c’è una definizione assoluta, e forse è questo che lo rende tanto potente. Una parola che contiene mondi interi, e anche noi, attraverso di esso, diventiamo un po’ più grandi, un po’ più forti. È una parola che continua a crescere, a vivere, a cambiare, come un fiume che attraversa il tempo e lo spazio, ricordandoci che il diritto non è mai veramente conquistato, ma è qualcosa che dobbiamo riscoprire e proteggere, ogni giorno.

 

 

 

Avv. Leandro Grasso