Amori e Denaro: Quando i Prestiti tra Partner Finiscono in Tribunale
C’era una volta una coppia innamorata. Lui, Marco, brillante ingegnere, lei, Giulia, aspirante imprenditrice. Per anni hanno condiviso sogni e progetti, ma soprattutto prestiti tra partner. Marco ha aiutato Giulia a lanciare la sua attività, versandole 30.000 euro “per darle una spinta”. Quando la loro storia si è conclusa, però, quella somma è diventata il nodo di una battaglia legale. Prestito o regalo? Giulia sosteneva che fosse una donazione spontanea, Marco pretendeva la restituzione. Chi aveva ragione?
SOLDI PRESTATI FRA FIDANZATI E PARTNER
Il Dilemma Giuridico: Prestito o Donazione?
Nell’ordinamento italiano, la differenza tra prestito e donazione è essenziale: il primo implica un obbligo di restituzione, la seconda no. L’art. 1813 c.c. definisce il mutuo come un contratto in cui una parte consegna all’altra una somma di denaro con l’obbligo di restituirla. La donazione, invece, disciplinata dall’art. 769 c.c., è un atto di liberalità, ossia un trasferimento di valore senza obbligo di restituzione.
Il problema? Quando tra due partner non vi è una scrittura privata, distinguere tra prestito e dono diventa complicato. La Cassazione (sent. n. 11327/2015) ha chiarito che, in assenza di una prova scritta, il trasferimento può essere considerato una liberalità d’uso, cioè un regalo legato alla relazione sentimentale.
Come Dimostrare che Era un Prestito?
Ecco dove entrano in gioco le prove. Marco avrebbe dovuto dimostrare che il denaro era stato dato con l’aspettativa di restituzione. Ma come?
La Scrittura Privata: il Salvagente Giuridico
Se Marco avesse fatto firmare a Giulia una scrittura privata, anche semplice, sarebbe stato molto più facile provare l’esistenza di un prestito. Secondo l’art. 2720 c.c., una scrittura privata riconosciuta o autenticata ha valore probatorio incontestabile. Una frase come:
“Io sottoscritta Giulia Rossi dichiaro di aver ricevuto da Marco Bianchi la somma di 30.000 euro a titolo di prestito, con obbligo di restituzione entro il (data).”
sarebbe stata sufficiente a blindare la sua posizione.
I Bonifici con Causale
La giurisprudenza ha più volte ribadito che le causali nei bonifici possono essere un elemento determinante per stabilire la natura del trasferimento di denaro (Cass. Civ. n. 1688/2018). Un bonifico con scritto “Prestito per avvio attività – da restituire” ha un valore probatorio molto più forte rispetto a un bonifico con causale generica come “Aiuto” o “Regalo”.
Un contratto tra fidanzati e partner, anche se sicuro è veramente rarissimo, soprattutto quando c’è ancora l’amore, la causale nel bonifico è più fattibile, ma se i soldi sono stati dati con altri mezzi e in altro modo?
Se non c’era una scrittura privata? WhatsApp può salvare la situazione. La Cassazione (n. 49016/2017) ha stabilito che i messaggi digitali possono costituire prova documentale, se dimostrano chiaramente un accordo tra le parti.
Se Marco avesse un messaggio di Giulia che dice: “Grazie per il prestito, ti restituirò tutto non appena il business decolla”, allora avrebbe una carta importante da giocare in tribunale.
Le Conversazioni Digitali come Prova
Quando si tratta di prestiti di denaro tra fidanzati o partner, la mancanza di una scrittura privata o di un contratto formale può generare dubbi e difficoltà nel momento in cui una delle parti decide di rivendicare il credito. Tuttavia, la giurisprudenza recente ha reso possibile un utilizzo innovativo delle conversazioni digitali, in particolare attraverso applicazioni di messaggistica come WhatsApp, come strumenti per provare l’esistenza di un accordo tra le parti.
In assenza di una forma scritta, la Corte di Cassazione, nella sentenza n. 49016/2017, ha affermato che i messaggi digitali possono essere considerati come prova documentale, a condizione che gli stessi siano idonei a dimostrare chiaramente l’accordo tra le parti. Questo principio rappresenta un’evoluzione significativa rispetto al tradizionale concetto di “documento” nel diritto civile, poiché riconosce la validità probatoria di comunicazioni che, pur non essendo redatte su carta e prive di una forma contrattuale tradizionale, possono comunque contenere elementi essenziali per verificare l’esistenza di un impegno reciproco, come la cifra prestata, le modalità di restituzione e l’intenzione delle parti di considerarlo un prestito.
La Cassazione ha posto particolare attenzione alla trasparenza e alla chiarezza dei messaggi, stabilendo che per essere considerati prove valide, le conversazioni digitali devono risultare inequivocabili riguardo all’esistenza di un accordo. In altre parole, non basta una semplice richiesta o un generico scambio di opinioni: i messaggi devono contenere dettagli sufficienti per identificare chiaramente l’oggetto del prestito, l’importo, e le condizioni legate al rimborso. Ciò implica che le conversazioni digitali tra fidanzati o partner, se opportunamente conservate e presentate in tribunale, potrebbero sostituire o integrare la mancanza di un accordo formale scritto, risolvendo situazioni di incertezza.
Inoltre, va notato che la validità delle conversazioni digitali come prova non dipende dalla sola forma di messaggistica utilizzata, ma dalla possibilità di autenticazione dei messaggi stessi. I messaggi WhatsApp, ad esempio, sono considerati intercambiabili con un documento scritto proprio grazie alla loro capacità di essere facilmente identificabili, memorizzabili e conservabili come prova digitale. L’autenticità dei messaggi può essere supportata dalla tracciabilità delle comunicazioni, che permette di risalire con certezza alla data e all’ora in cui il messaggio è stato inviato e ricevuto, e dalla possibilità di dimostrare l’integrità del contenuto attraverso l’uso di tecnologie di conservazione elettronica.
Il riconoscimento delle conversazioni digitali come prova in ambito civile ha anche importanti implicazioni pratiche. In molti casi, i fidanzati o i partner potrebbero non pensare di redigere un accordo scritto formale per una transazione finanziaria come un prestito, ma grazie alla giurisprudenza recente, le conversazioni quotidiane possono assumere un valore probatorio fondamentale. Ciò non solo facilita la risoluzione di controversie, ma sottolinea anche come le tecnologie moderne possano interagire con il diritto tradizionale per adattarsi alle dinamiche sociali e giuridiche contemporanee.
Tuttavia, è importante ricordare che le conversazioni digitali non sono automaticamente valide come prova: ogni caso va valutato singolarmente, considerando non solo la chiarezza del contenuto, ma anche la conservazione dei messaggi e l’eventuale presenza di elementi di fraudolenza o alterazione dei dati. Pertanto, mentre WhatsApp può “salvare la situazione” in molte circostanze, è fondamentale che le parti coinvolte conservino adeguatamente le comunicazioni e si assicurino che non vi siano modifiche o manipolazioni del contenuto.
In conclusione, la sentenza della Cassazione ha ampliato il concetto di prova documentale nel diritto civile, aprendo nuove possibilità per chi si trova a gestire transazioni informali, come i prestiti tra partner, attraverso strumenti digitali. La reconoscibilità e la validità probatoria delle conversazioni WhatsApp rappresentano un utile strumento per risolvere dispute legate a prestiti tra fidanzati, senza la necessità di un contratto formale scritto.
La produzione in giudizio di documenti contenenti dati personali
I Rimedi per Recuperare il Denaro
Se la relazione finisce e uno dei due partner si rifiuta di restituire il denaro, cosa si può fare?
Diffida Legale
Il primo passo è inviare una diffida scritta con raccomandata A/R o PEC. Se accompagnata da prove solide (bonifici, chat, scrittura privata), spesso basta per convincere l’ex partner a restituire il dovuto.
Decreto Ingiuntivo
Se l’ex partner non paga, si può agire in giudizio chiedendo un decreto ingiuntivo (art. 633 c.p.c.), ottenibile in tempi rapidi se esistono prove documentali forti.
Azione per Arricchimento Senza Causa
Se non si riesce a provare il prestito, si può tentare l’azione di arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.). Questo rimedio consente di chiedere un rimborso se si dimostra che l’altro partner si è arricchito ingiustamente.
L’Amore Non Basta, Serve anche la Prudenza
Marco e Giulia non sono un caso isolato. Innumerevoli coppie si ritrovano a litigare per questioni economiche dopo una rottura. La lezione? L’amore può finire, ma la prudenza deve rimanere. Formalizzare gli accordi finanziari non significa diffidare del partner, ma semplicemente proteggersi da possibili problemi futuri. Perché, in fondo, anche il cuore ha bisogno di un po’ di diritto.
L’Abuso del Diritto e l’Abuso del Processo